Tuchel, Kante, Mendy…il Chelsea delle rivincite sul tetto d’Europa

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I blues hanno sconfitto 1-0 il City di Guardiola. Quante storie nella seconda Champions vinta dai londinesi

E’ festa Chelsea! Dopo nove anni la Champions torna a Londra

Sarà probabilmente questa la formula magica a Londra. Il Chelsea ha vinto la seconda Champions League della sua storia e anche questa volta a portare i Blues ad alzare la Coppa è stato un tecnico subentrato. Tuchel come Di Matteo quindi, ma anche come Thiago Silva perché c’è stato un po’ di PSG in questa vittoria come rappresentato dalla scarpa alzata negli spogliatoi (leggi sotto). Si è consacrato Kante che ora per vincere tutto deve solo trionfare agli Europei con la Francia. Il calcio ha insegnato un’altra volta che a comandare non sono i soldi (oltre due miliardi spesi dal City di Guardiola) né il valore dei giocatori sulla carta ma quello che mettono in campo. La cattedra ad honorem è dei giovani del Chelsea. L’ultima menzione speciale nel preambolo spetta a Jorginho e Emerson Palmieri che hanno riportato la bandiera italiana sul tetto d’Europa con una squadra straniera.

VALORE TUCHEL- Di Matteo lo ha insegnato, Tuchel imparato ed eseguito. Esattamente come fatto nove anni prima dal collega di origini italiane, il tecnico tedesco, il terzo teutonico consecutivo ad alzare il trofeo, da subentrante ha avuto un impatto straordinario. E pensare che a Parigi lo avevano esonerato per prendere Pochettino che è riuscito a non vincere la Ligue 1, dove ha trionfato il Lille. Vendetta compiuta: l’anno precedente l’unico trofeo che non aveva vinto con il PSG era la Champions League, riportato quest’anno in bacheca a Londra. Nei festeggiamenti nello spogliatoio l’allenatore ha alzato al cielo la “scarpa-portafortuna”. Ricevette quel paio in regalo l’anno precedente dal presidente del club parigino per indossarle in finale di Champions contro il Bayern. Cosa che non fece (causa infortunio) a differenza della notte vittoriosa contro il City. La Champions assume un valore ancora più forte perché è la prima per Tuchel. Il tecnico inoltre ha portato i Blues ereditati da Lampard dal settimo al terzo posto in Premier e ha perso in finale di FA Cup contro il Leicester. Un gran segno lasciato da un tecnico mai fino ad ora considerato di grande valore.

Esonerato dal Psg, ha portato il Chelsea a conquistare la Champios League

TRADUZIONE PORTOGHESE Vista frettolosamente può sembrare la stessa foto, ma analizzata più nel dettaglio si vedono chiaramente due emozioni diametralmente opposte. Da una parte l’abbraccio in lacrime dopo la sconfitta contro il Bayern. Tuchel con le stampelle, Thiago Silva con la fascia da capitano. Entrambi a rappresentare il PSG. Neanche un anno dopo, spostandosi da Lisbona a Porto, si sono trasformate completamente le loro emozioni. Il difensore uscito nel primo tempo per infortunio ha abbracciato a fine gara il tecnico, questa volta con grande allegria. Strano ma vero. Per il brasiliano, che per anni è stato tra i top difensori al mondo e che ha militato nel Milan e nel Psg, è il primo trofeo internazionale con un club.

A sinistra l’abbraccio di Lisbona dopo la sconfitta con il Bayern, a destra quello di Porto dopo la vittoria della Champions

MOTORINO ALL’INGLESE- E’ sulla bocca di tutti, c’è anche chi lo candida al Pallone d’Oro. MVP delle due semifinali e della finale, N’Golo Kante è stato il segreto principale della vittoria Blues al Dragao. Pochissime conclusioni e occasioni sia da una parte che dall’altra, a fare da padrone nel match sono state la corsa e la tattica. E il francese ha corso per quattro, un vero turbine, raddoppiando e pressando sempre l’avversario. In questi giorni stanno uscendo tantissimi racconti sul Kante, un personaggio umile a cui si può solo voler bene. Non vuole prendersi i riflettori ed è anche per questo che tifosi e compagni lo adorano. E pensare che in patria non trovava posto e dal suo arrivo in Inghilterra ha vinto due Premier League, un Champions League, un Europa League ed un Mondiale in soli sei anni.

Kante si è rivelato uno dei centrocampisti più forti al mondo

DAL NULLA ALLA CHAMPIONS- A partire dalla Francia è anche la storia strappalacrime di Mendy. Il portiere nel 2014/2015 si è ritrovato senza squadra e a un passo dal lasciare il calcio per lavorare nel negozio di abbigliamento di un amico. L’ancora è stata la squadra delle riserve dell’Olympique Marsiglia dove era la quarta scelta. Poi l’ascesa: Reims dove ha conquistato titolarità e promozione in Ligue 1, Rennes dove si è messo ancora più in mostra. Nel 2020 per la fame, l’umiltà e la capacità di lavorare in silenzio è passato al Chelsea. A sceglierlo è stato Cech, uno che con il caschetto in testa ha fatto la storia di quel ruolo. Doveva essere il secondo di Kepa, ma in poco tempo ha preso anche a Londra il posto da titolare e dopo nove partite su dodici in Europa senza subire gol ha alzato al cielo la Champions League. Non proprio banalissimo come primo trofeo di massimo livello della sua carriera.

La storia strappalacrime di Mendy: nel 2015 stava per lasciare il calcio, 6 anni dopo è campione d’Europa

DIAMO I NUMERI- Tre classe 1999 sono partiti titolari, uno di loro (Havertz, il giocatore più pagato nella storia del Chelsea) ha deciso la finale. Non solo, l’anagrafica a supporto di una formazione mediamente giovane parla anche di un subentrato 1998 (Pulisic) e di due 1996 (Werner e Chilwell). Tuchel ha saputo trarre il meglio da una miniera preziosa che sicuramente in futuro varrà ancora di più. Altri numeri a cui prestare attenzione sono le quattro Champions vinte da Kovacic, secondo solo a Cristiano Ronaldo tra i giocatori in attività. Va raccontato però che in quelle quatto finali, il croato ha giocato appena diciassette minuti (tutti in questa con il Chelsea). Insomma, mamma da grande voglio fare il Kovacic! Infine, ventitré anni dopo Christian Panucci con il Real Madrid, un italiano (due nel caso, Jorginho ed Emerson Palmieri) è tornato a vincere la Champions con una squadra estera.

Kovacic ha vinto la sua quarta Champions League: quante Messi ed una in meno di Ronaldo

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