Mas Que Nada

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Quando parliamo di calcio nostalgico, la mente ci riporta al 1998, anno dei mondiali di Francia. Il 1998 è l’anno del Brasile: dopo un deludente Italia 90, 4 anni dopo i rigori di Pasadena incoronano la Seleção come tetracampeón.

Il calcio champagne, dimenticato dopo la disfatta al Sarría, è tornato. Francia 98 sarà l’occasione giusta per (ri)imporre al mondo il loro calcio danzato.

Il Brasile del ‘98 è un concentrato di fantasia (Rivaldo), tecnica (Leonardo) e intelligenza (Dunga) che per certi versi ricorda quello di Pelé. La punta di diamante è un ventunenne di Bento Ribeiro col fisico da quarterback e la velocità da centometrista: al secolo si chiama Ronaldo Luís Nazário de Lima, ma tutto il mondo lo chiama Fenomeno.

Il Fenomeno ai tempi di Francia ‘98

La Nike che, formalmente, ha in mano la Seleção, decide di creare uno spot pubblicitario per presentare i verdeoro.

Ed è qui che subentra l’altro personaggio della storia: Mas que Nada, il Samba più bello del maestro Sergio Mendes.

Siamo in un imprecisato aeroporto, i ragazzi stanno aspettando l’aereo per il Mondiale che sembra non arrivare mai. A rompere la noia ci pensa il Fenomeno, che all’improvviso tira fuori un pallone dal borsone.

Proprio mentre inizia a fare i primi palleggi parte Mas Que Nada.

I 90 secondi successivi saranno l’apoteosi del calcio bailado: Denílson s’inventa giocate clamorose palleggiando fra i malcapitati (mica tanto) viaggiatori e mentre Roberto Carlos spara missili terra-aria che attraversano tutto l’aeroporto, Romário, finalizzatore nato, infila anche un metal detector.

Denílson semina il panico fra i turisti.

L’attenzione, dunque, si sposta sul protagonista dello spot: Ronaldo semina il panico fra i turisti estasiati ed increduli, sfugge alla polizia e punta una porta improvvisata con due paletti. Il suo destro da quella distanza non perdona, ma stavolta qualcosa va storto: il bolide del Fenomeno si stampa clamorosamente contro il paletto sinistro.

Il celebre sorriso del Fenomeno dopo aver centrato clamorosamente il palo.

In quel palo è racchiusa tutta l’esperienza dei Verdeoro al Mondiale: tutto bellissimo, fino alla fine, quando qualcosa andrà storto, ma questa è un’altra storia.

Vent’anni dopo la Nike gli darà modo di rifarsi: lo riporta in quell’aeroporto, proprio davanti a quel paletto, che ora come allora strozza l’urlo di gioia del Fenomeno.

Di quella splendida nazionale non ci resta altro che il sorriso, divertito sì, ma anche amareggiato del ragazzone di Bento Ribeiro che quattro anni dopo regalerà al Brasile il quinto titolo mondiale.

Ronaldo ci riprova vent’anni dopo, ma l’esito sarà lo stesso.

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