Oakland, California, 19 Giugno 2016.
Alla Oracle Arena è in scena l’ultimo atto degli interminabili playoff NBA. Per il secondo anno consecutivo è Steph Curry contro LeBron James, è Golden State contro Cleveland, è Warriors contro Cavaliers.
Come ci siamo arrivati a gara 7? Facciamo un passo indietro: le prime due sfide vanno a Golden State, i Cavs accorciano in Gara 3 ma un Curry straripante porta la serie sul 3-1.
Qui subentra il paradosso del calabrone, che pesa troppo per poter volare ma lui non lo sa e vola lo stesso. Ecco: nessuno è mai riuscito a ribaltare il risultato dopo esser stato sotto 3 a 1, ma LeBron non lo sa e, complice un favoloso Kyrie Irving, trascina i suoi fino a Gara 7.

Arriviamo così al giorno del giudizio, al giorno in cui LeBron Raymone James decide di mettere i titoli di coda a modo suo. Decide di aprire il manuale di storia del basket e di aggiungere un’altra, meravigliosa, pagina.
Siamo sull’89 pari, il cronometro dice che mancano 1 minuto e 56 secondi alla fine, Andre Iguodala, MVP delle finals precedenti, cattura un gran rimbalzo su Irving e fugge verso il canestro, scambia con Curry e vola al ferro. Sul più bello però, sbuca all’improvviso la mano gigantesca di LeBron che schiaccia il pallone sul tabellone. Piccolo particolare: Il Re non ha aspettato Iguodala, lo ha rincorso per tutto il campo e, per raggiungerlo, ha dovuto pure incrociare.
Si oscura la vallata, Iguodala non può nulla sul capolavoro atletico e tecnico di King James. Tutta la Oracle Arena si alza in piedi e s’inchina di fronte all’onnipotenza.
Non è una semplice stoppata in un momento chiave, è qualcosa di più, quasi di ultraterreno, è la Gioconda, per citare Flavio Tranquillo.
È la notte della definitiva consacrazione del Prescelto: il tabellino recita 27 punti, 11 rimbalzi e 11 assist. Il Re ha preso per mano il suo popolo e lo ha portato fino alla vetta dell’Olimpo, fino alla vittoria, con una tripla doppia leggendaria.
Per la prima volta nella loro storia i Cleveland Cavaliers sono campioni della National Basket Association. E chi poteva trascinarli fin lì, se non il Re, il Prescelto: LeBron Raymone James, l’uomo con la 23.



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